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Pubblicato il 26 novembre 2024

Blog Amal Fahmi – Organoidi

«Abbiamo dimostrato che il SARS-CoV-2 può infettare la placenta umana e che anche il virus del Nilo occidentale presenta caratteristiche di infezione placentare.»

Studiare l’impatto delle infezioni virali sulla placenta e sul cervello fetale utilizzando modelli ex vivo e organoidi 3D

Per le donne incinte e i loro feti le infezioni virali contratte durante la gravidanza aumentano il rischio di complicazioni, aggravando i sintomi indotti dal virus, aumentando i tassi di aborto spontaneo e provocando potenziali danni allo sviluppo del feto, in particolare del cervello. Agendo come una barriera essenziale durante la gravidanza, la placenta svolge una serie di ruoli cruciali, tra cui l'apporto di nutrienti, lo scambio di gas e la regolazione immunitaria locale. Tuttavia, la sua funzione protettiva può essere compromessa quando le infezioni virali causano una viremia nelle donne incinte. In questi casi, il virus, presente nel sangue, può attraversare la barriera placentare, mettendo potenzialmente a rischio il feto e, come menzionato più sopra, portare a disturbi, per esempio dello sviluppo del cervello. Per capire i processi coinvolti occorrono modelli umani in vitro che riproducano fedelmente le infezioni virali nel tessuto placentare e cerebrale del feto. Nel nostro caso, abbiamo impiegato modelli sofisticati come gli espianti di placenta umana e gli organoidi cerebrali per studiare le infezioni da SARS-CoV-2, virus del Nilo occidentale (WNV) e virus Zika (ZIKV), i quali ci hanno permesso di analizzare il tropismo cellulare, la propagazione virale e la caratterizzazione delle risposte dell’ospite all’infezione.

Intervista con la dottoressa Amal Fahmi